Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 21,28-32.
«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, và oggi a lavorare nella vigna.
Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò.
Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò.
Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Dicono: «L'ultimo». E Gesù disse loro: «In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio.
E' venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli.
Traduzione liturgica della Bibbia
Corrispondenza nel "Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta : Volume 6 Capitolo 407 pagina 319 - CD 6, traccia 44
1Gesù vi arriva in una fresca aurora. E sono belle queste fertili campagne del buon Nicodemo in queste prime luci del sole. Belle nonostante che molti campi siano già segati e mostrino l’aspetto stanco dei campi dopo la morte dei grani che, a biche d’oro, oppure ancor stesi come salme al suolo, aspettano di essere portati sulle aie. E con loro muoiono i fiordalisi stellari e zaffirei, le violacee bocche di leone, le corolle minute delle scabiose, il labile calice delle campanelle, le ridenti raggiere delle camomille e margheritoni, i violenti papaveri e i cento altri fiori che, a stelle, a pannocchie, a grappoli, a raggiere, ridevano prima là dove ora è giallore di stoppie. Ma, a consolare il duolo della terra spogliata dei grani, stanno le fronde degli alberi da frutto, sempre più festose per i frutti che crescono e si spennellano di sfumature e che, in quest’ora, brillano di uno spolvero diamantifero per le rugiade non ancora arse dal sole.
I contadini sono già al lavoro. Lieti di essere prossimi alla fine del penoso lavoro della mietitura. E cantano falciando, e ridono allegri, incitandosi a chi è più svelto e chi è più esperto nel menare la falce o stringere i covoni… Schiere e schiere di contadini ben pasciuti, che sono lieti di lavorare per il padrone buono. E, ai margini dei campi, o dietro ai legatori, dei bimbi, delle vedove, dei vecchi, che attendono di spigolare e che attendono senza ansia, perché sanno che ce ne sarà per tutti, come sempre, «per ordine di Nicodemo» come spiega una vedova a Gesù che l’interroga.
«Egli sorveglia» dice «perché di proposito siano lasciati steli e steli fuor dei covoni, per noi. E non contento ancora di tanta carità, dopo aver preso il giusto frutto in proporzione al seme, distribuisce il resto a noi. Oh! non aspetta già a far questo nell’anno sabatico! Ma sempre lo fa di beneficare il povero con le sue biade, e così fa con le ulive e coi vigneti. Per questo Dio lo benedice con raccolti di miracolo. Le benedizioni dei poveri sono come rugiade sui semi e sui fiori, e fanno che ogni seme dia più spighe e non un fiore cada senza allegare a frutto.
2Quest’anno, poi, ci ha fatto sapere che tutto è nostro, perché anno di grazia. Di che grazia parli non so. Se non è perché si dice fra noi poveretti e fra i suoi servi felici che egli è, in segreto, discepolo di Quello che si dice il Cristo, il quale predica l’amore ai poveri per mostrare amore a Dio… Forse Tu lo conosci, se sei amico di Nicodemo… Perché gli amici di solito hanno gli stessi affetti… Giuseppe d’Arimatea, ad esempio, è grande amico di Nicodemo, e anche di lui si dice che sia amico del Rabbi… Oh! che ho detto! Dio mi perdoni! Ho nuociuto ai due buoni della pianura!…». La donna è costernata.
Gesù sorride e chiede: «Perché, donna?».
«Perché… Oh! dimmi, sei Tu vero amico di Nicodemo e di Giuseppe, o sei uno del Sinedrio, uno dei falsi amici che nuocerebbero ai due buoni se avessero certezza che sono amici del Galileo?».
«Rassicurati. Sono vero amico dei due buoni. Ma tu sai molte cose, o donna! Come le sai?».
«Oh! tutti le sappiamo! In alto, con odio. In basso, con amore. Perché, anche se non lo conosciamo, noi amiamo il Cristo, noi derelitti che Egli solo ama e che insegna ad amare. E tremiamo per Lui… Così perfidi i giudei, farisei, scribi e sacerdoti!… Ma io ti do scandalo… Perdona. È lingua di donna e non sa tacere… Ma è perché tutto il dolore ci viene da essi, i potenti che ci opprimono senza pietà e che ci obbligano a digiuni non prescritti dalla Legge, ma imposti dalla necessità di trovare denari a pagare tutte le decime che essi, i ricchi, hanno messo sui poveri… Ed è perché tutta la speranza è nel regno di questo Rabbi che, se tanto è buono ora che è perseguitato, che sarà mai quando potrà essere re?».
3«Il suo Regno non è di questo mondo, o donna. Egli non avrà né regge né armati. Non imporrà leggi umane. Non elargirà denari. Ma insegnerà ai migliori a fare ciò. E i poveri troveranno non due o dieci, o cento amici fra i ricchi, ma tutti coloro che credono nel Maestro uniranno i loro beni per aiutare i fratelli senza beni. Perché d’ora in poi non più sarà detto “prossimo” il proprio simile, ma “fratello”, in nome del Signore».
«Oh!…». La donna è stupita, sognante quest’èra di amore. Carezza i suoi bambini, sorride, poi alza il capo e dice: «Allora mi assicuri che non ho nuociuto a Nicodemo… parlando con Te? Mi è venuto così spontaneo… I tuoi occhi sono così dolci!… Così sereno il tuo aspetto!… Non so… Mi sento sicura come fossi presso un angelo di Dio… Ho parlato per questo…».
«Non hai nuociuto. Sta’ certa. Anzi hai dato al mio amico una grande lode, per cui Io lo elogierò, e più caro che mai mi sarà… Sei di questi luoghi?».
«Oh! no, Signore. Son di fra Lida e Bettegon. Ma quando c’è da aver sollievo si corre, Signore, anche se lunga è la via! Più lunghi sono i mesi d’inverno e di fame…».
«E più lunga della vita è l’eternità. Occorrerebbe avere per l’anima la sollecitudine che si ha per la carne, e correre dove sono parole di vita…».
«E lo faccio coi discepoli del Rabbi Gesù, quello buono, sai? L’unico buono dei troppi rabbi che abbiamo».
«Bene fai, donna» dice Gesù sorridendo, ma facendo cenno ad Andrea e Giacomo di Zebedeo, che sono con Lui mentre gli altri sono andati verso la casa di Nicodemo, di smetterla di fare tutto un armeggio per significare alla donna che il Rabbi Gesù è quello che le parla.
«Certo che faccio bene. Io voglio essere senza il peccato di non averlo amato e creduto… Dicono che è il Cristo… Io non lo conosco. Ma credere voglio. Perché penso che guai verranno a quelli che non lo vogliono accettare per tale».
«E se i discepoli suoi fossero in inganno?» tenta Gesù.
«Non può essere, Signore. Sono troppo buoni, umili e poveri, per pensare che siano seguaci di uno non santo. E poi… Ho parlato con gente guarita da Lui. Non fare il peccato di non credere, Signore! Ti danneresti l’anima… Infine… io penso che, se anche fossimo tutti ingannati ed Egli non fosse il Re promesso, certo santo e amico di Dio è, se dice quelle parole e guarisce anime e corpi… E stimare i buoni fa sempre bene».
«Bene hai detto. Persisti nella tua fede…
4Ecco là Nicodemo…».
«Sì. Con dei discepoli del Rabbi. Sono per le campagne, infatti, evangelizzando i mietitori. Anche ieri noi mangiammo il loro pane».
Nicodemo, in veste succinta, viene intanto avanti senza scorgere il Maestro e ordina ai contadini di non levare una spiga di quelle segate. «Per noi ne abbiamo, del pane… Diamo il dono di Dio a chi ne è privo. E diamolo senza timore. Potevamo avere le biade distrutte dal gelo tardivo. Non s’è perduto un seme. Rendiamo a Dio il suo pane dandolo ai suoi figli infelici. E vi assicuro che ancor più fruttuoso, al mille per cento, sarà il raccolto dell’anno prossimo perché, Egli lo ha detto, “misura traboccante sarà data a chi ha dato”».
I contadini, deferenti e lieti, ascoltano il padrone annuendo. E Nicodemo, da campo a campo, da schiera a schiera, ripete il suo ordine buono.
Gesù, semicelato da una cortina di canne presso un fossato divisorio, approva e sorride. Sempre più sorride quanto più Nicodemo si avvicina ed è imminente l’incontro e la sorpresa.
Eccolo che salta il fossatello per passare ad altri campi… Ed eccolo restare pietrificato di fronte a Gesù, che gli tende le braccia. Infine ritrova la parola: «Maestro santo, e come, Tu benedetto, a me?».
«Per conoscerti, se ce ne fosse stato ancor bisogno, dalle parole dei più veri testimoni: coloro che tu benefichi…».
Nicodemo è in ginocchio, curvo fino al suolo, e in ginocchio sono i discepoli capitanati da Stefano e Giuseppe dell’Emmaus montana. I contadini intuiscono. Intuiscono i poveri e tutti sono a terra, nello stupore venerabondo.
«Alzatevi. Fino a poco fa ero il Viandante che ispira fiducia… Ancora per tale vedetemi. E amatemi senza paure.
5Nicodemo, ho mandato i dieci che mancano alla tua casa…».
«Ho pernottato fuori per sorvegliare che fosse fatto un ordine…».
«Sì. Per il quale ordine Dio ti benedice. Quale voce ti ha detto che questo è anno di grazia, e non l’anno veniente, ad esempio?».
«…Non so… E so… Non sono profeta. Ma stolto non sono. E alla mia intelligenza si è unita una luce del Cielo. Maestro mio... volevo che i poveri godessero dei doni di Dio mentre Dio è ancora fra i poveri… E non osavo sperare di averti, a dar sapore soave e potenza santificatrice a queste biade, e alle mie ulive, e alle vigne e ai frutteti che saranno per i poveri figli di Dio, miei fratelli… Ma ora che ci sei, alza la tua mano benedetta e benedici, acciò, col nutrimento alla carne, scenda in quelli che se ne pasceranno la santità che da Te emana».
«Sì, Nicodemo. Giusto desiderio che il Cielo approva». E Gesù apre le braccia per benedire.
«Oh! Attendi! Che io chiami i contadini», e con uno zufolo fischia tre volte, un fischio acuto che si spande per l’aria cheta e che provoca una corsa di mietitori, spigolatori, curiosi, da ogni parte. Una piccola folla…
Gesù apre le braccia e dice: «Per la virtù del Signore, per il desiderio del suo servo, la grazia della salute dello spirito e della carne scenda in ogni granello, in ogni acino, uliva o frutto, e prosperi e santifichi coloro che se ne pascono con spirito buono, puro da concupiscenze e da odii, e desideroso di servire il Signore con l’ubbidienza alla sua divina e perfetta Volontà».
«Così avvenga» rispondono Nicodemo, Andrea, Giacomo, Stefano e gli altri discepoli… «Così avvenga» ripete la piccola folla sorgendo in piedi, perché si era inginocchiata per essere benedetta.
6«Sospendi i lavori, amico. Voglio parlare a costoro».
«Dono nel dono. Grazie per essi, o Maestro!».
Vanno sotto l’ombra di un folto frutteto e attendono di essere raggiunti dai dieci mandati alla casa, che accorrono trafelati e delusi di non avere trovato Nicodemo.
Poi Gesù parla:
«La pace sia con voi. A voi tutti che mi state d’attorno Io voglio proporre una parabola. E ognuno ne colga quell’insegnamento e quella parte che a lui più si conviene. Udite.
Un uomo aveva due figli. Avvicinatosi al primo, disse: “Figlio mio, vieni a lavorare oggi nella vigna del padre tuo”. Un grande segno di onore era quello del padre! Egli giudicava il figlio capace di lavorare là dove fino ad allora il padre aveva lavorato. Segno che vedeva nel figlio buona volontà, costanza, capacità, esperienza e amore per il padre. Ma il figlio, un poco distratto da cose del mondo, timoroso di apparire in veste di servo - Satana fa uso di questi miraggi per allontanare dal Bene - temendo beffe e forse anche rappresaglie da nemici del padre, che su di lui non osavano alzare la mano, ma meno riguardi avrebbero avuto col figlio, rispose: “Non ci vado. Non ne ho voglia”. Il padre andò allora dall’altro figlio, dicendogli ciò che aveva detto al primo. E il secondo figlio rispose subito: “Sì, padre. Vado subito”.
Però, che avvenne? Che il primo figlio, essendo di animo retto, dopo un primo momento di debolezza nella tentazione, di ribellione, pentitosi di avere disgustato il padre, senza parlare andò alla vigna e lavorò tutto il giorno fino alla più tarda sera, tornando poi soddisfatto alla sua casa con la pace nel cuore per il dovere compiuto. Il secondo, invece, menzognero e debole, uscì di casa, è vero, ma poi si perse a vagabondare per il paese in inutili visite ad amici influenti, dai quali sperava avere utili. E diceva in cuor suo: “Il padre è vecchio e non esce di casa. Dirò che gli ho ubbidito ed egli lo crederà…”. Ma, venuta la sera anche per lui e tornato alla casa, il suo aspetto stanco di ozioso, le vesti senza sgualciture e l’insicuro saluto dato al padre, che l’osservava e lo confrontava col primo - tornato stanco, sporco, scarmigliato, ma gioviale e sincero nello sguardo umile, buono, che, senza volere vantarsi del dovere compiuto, voleva però dire al padre: “Ti amo. E con verità. Tanto che per farti contento ho vinto la tentazione” - parlarono chiaramente all’intelletto del padre. Il quale, abbracciato il figlio stanco, disse: “Te benedetto, perché hai compreso l’amore!”.
Infatti, che ve ne pare? Quale dei due aveva amato? Certo voi dite: “Colui che aveva fatto la volontà del padre suo”. E chi l’aveva fatta? Il primo o il secondo figlio?».
«Il primo» risponde la folla unanime.
«Il primo. Sì.
7Anche in Israele, e voi ve ne lamentate, non sono quelli che dicono: “Signore! Signore!”, battendosi il petto senza avere nel cuore il vero pentimento dei loro peccati - tanto è vero che sempre più duri di cuore si fanno - non sono quelli che ostentano devoti riti per esser detti santi, ma in privato sono senza carità e giustizia, non sono questi, che si ribellano, in verità, alla volontà di Dio che mi manda, e l’impugnano come fosse volontà di Satana - e ciò non sarà perdonato - non sono questi quelli che sono i santi agli occhi di Dio. Ma sono quelli che, riconoscendo che Dio tutto bene fa ciò che fa, accolgono il Messo di Dio e ne ascoltano la parola per saper fare meglio, sempre meglio ciò che il Padre vuole, sono questi quelli che sono santi e cari all’Altissimo.
In verità vi dico: gli ignoranti, i poveri, i pubblicani, le meretrici andranno avanti a molti che sono detti “maestri”, “potenti”, “santi”, ed entreranno nel Regno di Dio.
E giustizia sarà. Perché è venuto Giovanni ad Israele per condurlo sulle vie della Giustizia, e troppo Israele non gli ha creduto, l’Israele che si chiama da se stesso “dotto e santo”, ma i pubblicani e le meretrici gli hanno creduto. Ed Io sono venuto, e i dotti e santi non mi credono, ma credono in Me i poveri, gli ignoranti, i peccatori. Ed ho fatto miracoli; e neppure a questo si è creduto, né viene pentimento di non credere in Me. Anzi, odio viene su Me e su chi mi ama.
Ebbene Io dico: “Benedetti coloro che sanno credere in Me e fare questa volontà del Signore in cui è salute eterna”. Aumentate la vostra fede e siate costanti. Possederete il Cielo perché avrete saputo amare la Verità.
Andate. Dio sia con voi, sempre».
Li benedice e congeda e poi, a fianco di Nicodemo, va verso la casa del discepolo per sostarvi mentre il sole è cocente…
Estratto di "l'Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta ©Centro Editoriale Valtortiano http://www.mariavaltorta.com/
«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, và oggi a lavorare nella vigna.
Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò.
Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò.
Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Dicono: «L'ultimo». E Gesù disse loro: «In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio.
E' venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli.
Traduzione liturgica della Bibbia
Corrispondenza nel "Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta : Volume 6 Capitolo 407 pagina 319 - CD 6, traccia 44
1Gesù vi arriva in una fresca aurora. E sono belle queste fertili campagne del buon Nicodemo in queste prime luci del sole. Belle nonostante che molti campi siano già segati e mostrino l’aspetto stanco dei campi dopo la morte dei grani che, a biche d’oro, oppure ancor stesi come salme al suolo, aspettano di essere portati sulle aie. E con loro muoiono i fiordalisi stellari e zaffirei, le violacee bocche di leone, le corolle minute delle scabiose, il labile calice delle campanelle, le ridenti raggiere delle camomille e margheritoni, i violenti papaveri e i cento altri fiori che, a stelle, a pannocchie, a grappoli, a raggiere, ridevano prima là dove ora è giallore di stoppie. Ma, a consolare il duolo della terra spogliata dei grani, stanno le fronde degli alberi da frutto, sempre più festose per i frutti che crescono e si spennellano di sfumature e che, in quest’ora, brillano di uno spolvero diamantifero per le rugiade non ancora arse dal sole.
I contadini sono già al lavoro. Lieti di essere prossimi alla fine del penoso lavoro della mietitura. E cantano falciando, e ridono allegri, incitandosi a chi è più svelto e chi è più esperto nel menare la falce o stringere i covoni… Schiere e schiere di contadini ben pasciuti, che sono lieti di lavorare per il padrone buono. E, ai margini dei campi, o dietro ai legatori, dei bimbi, delle vedove, dei vecchi, che attendono di spigolare e che attendono senza ansia, perché sanno che ce ne sarà per tutti, come sempre, «per ordine di Nicodemo» come spiega una vedova a Gesù che l’interroga.
«Egli sorveglia» dice «perché di proposito siano lasciati steli e steli fuor dei covoni, per noi. E non contento ancora di tanta carità, dopo aver preso il giusto frutto in proporzione al seme, distribuisce il resto a noi. Oh! non aspetta già a far questo nell’anno sabatico! Ma sempre lo fa di beneficare il povero con le sue biade, e così fa con le ulive e coi vigneti. Per questo Dio lo benedice con raccolti di miracolo. Le benedizioni dei poveri sono come rugiade sui semi e sui fiori, e fanno che ogni seme dia più spighe e non un fiore cada senza allegare a frutto.
2Quest’anno, poi, ci ha fatto sapere che tutto è nostro, perché anno di grazia. Di che grazia parli non so. Se non è perché si dice fra noi poveretti e fra i suoi servi felici che egli è, in segreto, discepolo di Quello che si dice il Cristo, il quale predica l’amore ai poveri per mostrare amore a Dio… Forse Tu lo conosci, se sei amico di Nicodemo… Perché gli amici di solito hanno gli stessi affetti… Giuseppe d’Arimatea, ad esempio, è grande amico di Nicodemo, e anche di lui si dice che sia amico del Rabbi… Oh! che ho detto! Dio mi perdoni! Ho nuociuto ai due buoni della pianura!…». La donna è costernata.
Gesù sorride e chiede: «Perché, donna?».
«Perché… Oh! dimmi, sei Tu vero amico di Nicodemo e di Giuseppe, o sei uno del Sinedrio, uno dei falsi amici che nuocerebbero ai due buoni se avessero certezza che sono amici del Galileo?».
«Rassicurati. Sono vero amico dei due buoni. Ma tu sai molte cose, o donna! Come le sai?».
«Oh! tutti le sappiamo! In alto, con odio. In basso, con amore. Perché, anche se non lo conosciamo, noi amiamo il Cristo, noi derelitti che Egli solo ama e che insegna ad amare. E tremiamo per Lui… Così perfidi i giudei, farisei, scribi e sacerdoti!… Ma io ti do scandalo… Perdona. È lingua di donna e non sa tacere… Ma è perché tutto il dolore ci viene da essi, i potenti che ci opprimono senza pietà e che ci obbligano a digiuni non prescritti dalla Legge, ma imposti dalla necessità di trovare denari a pagare tutte le decime che essi, i ricchi, hanno messo sui poveri… Ed è perché tutta la speranza è nel regno di questo Rabbi che, se tanto è buono ora che è perseguitato, che sarà mai quando potrà essere re?».
3«Il suo Regno non è di questo mondo, o donna. Egli non avrà né regge né armati. Non imporrà leggi umane. Non elargirà denari. Ma insegnerà ai migliori a fare ciò. E i poveri troveranno non due o dieci, o cento amici fra i ricchi, ma tutti coloro che credono nel Maestro uniranno i loro beni per aiutare i fratelli senza beni. Perché d’ora in poi non più sarà detto “prossimo” il proprio simile, ma “fratello”, in nome del Signore».
«Oh!…». La donna è stupita, sognante quest’èra di amore. Carezza i suoi bambini, sorride, poi alza il capo e dice: «Allora mi assicuri che non ho nuociuto a Nicodemo… parlando con Te? Mi è venuto così spontaneo… I tuoi occhi sono così dolci!… Così sereno il tuo aspetto!… Non so… Mi sento sicura come fossi presso un angelo di Dio… Ho parlato per questo…».
«Non hai nuociuto. Sta’ certa. Anzi hai dato al mio amico una grande lode, per cui Io lo elogierò, e più caro che mai mi sarà… Sei di questi luoghi?».
«Oh! no, Signore. Son di fra Lida e Bettegon. Ma quando c’è da aver sollievo si corre, Signore, anche se lunga è la via! Più lunghi sono i mesi d’inverno e di fame…».
«E più lunga della vita è l’eternità. Occorrerebbe avere per l’anima la sollecitudine che si ha per la carne, e correre dove sono parole di vita…».
«E lo faccio coi discepoli del Rabbi Gesù, quello buono, sai? L’unico buono dei troppi rabbi che abbiamo».
«Bene fai, donna» dice Gesù sorridendo, ma facendo cenno ad Andrea e Giacomo di Zebedeo, che sono con Lui mentre gli altri sono andati verso la casa di Nicodemo, di smetterla di fare tutto un armeggio per significare alla donna che il Rabbi Gesù è quello che le parla.
«Certo che faccio bene. Io voglio essere senza il peccato di non averlo amato e creduto… Dicono che è il Cristo… Io non lo conosco. Ma credere voglio. Perché penso che guai verranno a quelli che non lo vogliono accettare per tale».
«E se i discepoli suoi fossero in inganno?» tenta Gesù.
«Non può essere, Signore. Sono troppo buoni, umili e poveri, per pensare che siano seguaci di uno non santo. E poi… Ho parlato con gente guarita da Lui. Non fare il peccato di non credere, Signore! Ti danneresti l’anima… Infine… io penso che, se anche fossimo tutti ingannati ed Egli non fosse il Re promesso, certo santo e amico di Dio è, se dice quelle parole e guarisce anime e corpi… E stimare i buoni fa sempre bene».
«Bene hai detto. Persisti nella tua fede…
4Ecco là Nicodemo…».
«Sì. Con dei discepoli del Rabbi. Sono per le campagne, infatti, evangelizzando i mietitori. Anche ieri noi mangiammo il loro pane».
Nicodemo, in veste succinta, viene intanto avanti senza scorgere il Maestro e ordina ai contadini di non levare una spiga di quelle segate. «Per noi ne abbiamo, del pane… Diamo il dono di Dio a chi ne è privo. E diamolo senza timore. Potevamo avere le biade distrutte dal gelo tardivo. Non s’è perduto un seme. Rendiamo a Dio il suo pane dandolo ai suoi figli infelici. E vi assicuro che ancor più fruttuoso, al mille per cento, sarà il raccolto dell’anno prossimo perché, Egli lo ha detto, “misura traboccante sarà data a chi ha dato”».
I contadini, deferenti e lieti, ascoltano il padrone annuendo. E Nicodemo, da campo a campo, da schiera a schiera, ripete il suo ordine buono.
Gesù, semicelato da una cortina di canne presso un fossato divisorio, approva e sorride. Sempre più sorride quanto più Nicodemo si avvicina ed è imminente l’incontro e la sorpresa.
Eccolo che salta il fossatello per passare ad altri campi… Ed eccolo restare pietrificato di fronte a Gesù, che gli tende le braccia. Infine ritrova la parola: «Maestro santo, e come, Tu benedetto, a me?».
«Per conoscerti, se ce ne fosse stato ancor bisogno, dalle parole dei più veri testimoni: coloro che tu benefichi…».
Nicodemo è in ginocchio, curvo fino al suolo, e in ginocchio sono i discepoli capitanati da Stefano e Giuseppe dell’Emmaus montana. I contadini intuiscono. Intuiscono i poveri e tutti sono a terra, nello stupore venerabondo.
«Alzatevi. Fino a poco fa ero il Viandante che ispira fiducia… Ancora per tale vedetemi. E amatemi senza paure.
5Nicodemo, ho mandato i dieci che mancano alla tua casa…».
«Ho pernottato fuori per sorvegliare che fosse fatto un ordine…».
«Sì. Per il quale ordine Dio ti benedice. Quale voce ti ha detto che questo è anno di grazia, e non l’anno veniente, ad esempio?».
«…Non so… E so… Non sono profeta. Ma stolto non sono. E alla mia intelligenza si è unita una luce del Cielo. Maestro mio... volevo che i poveri godessero dei doni di Dio mentre Dio è ancora fra i poveri… E non osavo sperare di averti, a dar sapore soave e potenza santificatrice a queste biade, e alle mie ulive, e alle vigne e ai frutteti che saranno per i poveri figli di Dio, miei fratelli… Ma ora che ci sei, alza la tua mano benedetta e benedici, acciò, col nutrimento alla carne, scenda in quelli che se ne pasceranno la santità che da Te emana».
«Sì, Nicodemo. Giusto desiderio che il Cielo approva». E Gesù apre le braccia per benedire.
«Oh! Attendi! Che io chiami i contadini», e con uno zufolo fischia tre volte, un fischio acuto che si spande per l’aria cheta e che provoca una corsa di mietitori, spigolatori, curiosi, da ogni parte. Una piccola folla…
Gesù apre le braccia e dice: «Per la virtù del Signore, per il desiderio del suo servo, la grazia della salute dello spirito e della carne scenda in ogni granello, in ogni acino, uliva o frutto, e prosperi e santifichi coloro che se ne pascono con spirito buono, puro da concupiscenze e da odii, e desideroso di servire il Signore con l’ubbidienza alla sua divina e perfetta Volontà».
«Così avvenga» rispondono Nicodemo, Andrea, Giacomo, Stefano e gli altri discepoli… «Così avvenga» ripete la piccola folla sorgendo in piedi, perché si era inginocchiata per essere benedetta.
6«Sospendi i lavori, amico. Voglio parlare a costoro».
«Dono nel dono. Grazie per essi, o Maestro!».
Vanno sotto l’ombra di un folto frutteto e attendono di essere raggiunti dai dieci mandati alla casa, che accorrono trafelati e delusi di non avere trovato Nicodemo.
Poi Gesù parla:
«La pace sia con voi. A voi tutti che mi state d’attorno Io voglio proporre una parabola. E ognuno ne colga quell’insegnamento e quella parte che a lui più si conviene. Udite.
Un uomo aveva due figli. Avvicinatosi al primo, disse: “Figlio mio, vieni a lavorare oggi nella vigna del padre tuo”. Un grande segno di onore era quello del padre! Egli giudicava il figlio capace di lavorare là dove fino ad allora il padre aveva lavorato. Segno che vedeva nel figlio buona volontà, costanza, capacità, esperienza e amore per il padre. Ma il figlio, un poco distratto da cose del mondo, timoroso di apparire in veste di servo - Satana fa uso di questi miraggi per allontanare dal Bene - temendo beffe e forse anche rappresaglie da nemici del padre, che su di lui non osavano alzare la mano, ma meno riguardi avrebbero avuto col figlio, rispose: “Non ci vado. Non ne ho voglia”. Il padre andò allora dall’altro figlio, dicendogli ciò che aveva detto al primo. E il secondo figlio rispose subito: “Sì, padre. Vado subito”.
Però, che avvenne? Che il primo figlio, essendo di animo retto, dopo un primo momento di debolezza nella tentazione, di ribellione, pentitosi di avere disgustato il padre, senza parlare andò alla vigna e lavorò tutto il giorno fino alla più tarda sera, tornando poi soddisfatto alla sua casa con la pace nel cuore per il dovere compiuto. Il secondo, invece, menzognero e debole, uscì di casa, è vero, ma poi si perse a vagabondare per il paese in inutili visite ad amici influenti, dai quali sperava avere utili. E diceva in cuor suo: “Il padre è vecchio e non esce di casa. Dirò che gli ho ubbidito ed egli lo crederà…”. Ma, venuta la sera anche per lui e tornato alla casa, il suo aspetto stanco di ozioso, le vesti senza sgualciture e l’insicuro saluto dato al padre, che l’osservava e lo confrontava col primo - tornato stanco, sporco, scarmigliato, ma gioviale e sincero nello sguardo umile, buono, che, senza volere vantarsi del dovere compiuto, voleva però dire al padre: “Ti amo. E con verità. Tanto che per farti contento ho vinto la tentazione” - parlarono chiaramente all’intelletto del padre. Il quale, abbracciato il figlio stanco, disse: “Te benedetto, perché hai compreso l’amore!”.
Infatti, che ve ne pare? Quale dei due aveva amato? Certo voi dite: “Colui che aveva fatto la volontà del padre suo”. E chi l’aveva fatta? Il primo o il secondo figlio?».
«Il primo» risponde la folla unanime.
«Il primo. Sì.
7Anche in Israele, e voi ve ne lamentate, non sono quelli che dicono: “Signore! Signore!”, battendosi il petto senza avere nel cuore il vero pentimento dei loro peccati - tanto è vero che sempre più duri di cuore si fanno - non sono quelli che ostentano devoti riti per esser detti santi, ma in privato sono senza carità e giustizia, non sono questi, che si ribellano, in verità, alla volontà di Dio che mi manda, e l’impugnano come fosse volontà di Satana - e ciò non sarà perdonato - non sono questi quelli che sono i santi agli occhi di Dio. Ma sono quelli che, riconoscendo che Dio tutto bene fa ciò che fa, accolgono il Messo di Dio e ne ascoltano la parola per saper fare meglio, sempre meglio ciò che il Padre vuole, sono questi quelli che sono santi e cari all’Altissimo.
In verità vi dico: gli ignoranti, i poveri, i pubblicani, le meretrici andranno avanti a molti che sono detti “maestri”, “potenti”, “santi”, ed entreranno nel Regno di Dio.
E giustizia sarà. Perché è venuto Giovanni ad Israele per condurlo sulle vie della Giustizia, e troppo Israele non gli ha creduto, l’Israele che si chiama da se stesso “dotto e santo”, ma i pubblicani e le meretrici gli hanno creduto. Ed Io sono venuto, e i dotti e santi non mi credono, ma credono in Me i poveri, gli ignoranti, i peccatori. Ed ho fatto miracoli; e neppure a questo si è creduto, né viene pentimento di non credere in Me. Anzi, odio viene su Me e su chi mi ama.
Ebbene Io dico: “Benedetti coloro che sanno credere in Me e fare questa volontà del Signore in cui è salute eterna”. Aumentate la vostra fede e siate costanti. Possederete il Cielo perché avrete saputo amare la Verità.
Andate. Dio sia con voi, sempre».
Li benedice e congeda e poi, a fianco di Nicodemo, va verso la casa del discepolo per sostarvi mentre il sole è cocente…
Estratto di "l'Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta ©Centro Editoriale Valtortiano http://www.mariavaltorta.com/