"Prendete, prendete quest’opera e ‘non sigillatela’,
ma leggetela e fatela leggere"

Gesù (cap 652, volume 10), a proposito del
Evangelo come mi è stato rivelato
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Domenica 4 febbraio 2024 - V Domenica del Tempo Ordinario

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 1,29-39.
E, usciti dalla sinagoga, si recarono subito in casa di Simone e di Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano. Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce e, trovatolo, gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.
Traduzione liturgica della Bibbia
Corrispondenza nel "Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta : Volume 1 Capitolo 60 pagina 371 - CD 1, traccia 60
Pietro parla a Gesù. Dice: “Maestro, io ti vorrei pregare di venire nella mia casa. Non ho osato dirlo lo scorso sabato. Ma... vorrei che Tu venissi.” “A Betsaida?” “No, qui... in casa di mia moglie, la casa natia, voglio dire.” “Perché questo desiderio, Pietro?” “Eh!... per molte ragioni... e poi, oggi mi è stato detto che mia suocera è malata. Se Tu venissi a guarirla, forse ti...” “Finisci, Simone.” “Volevo dire... se Tu la avvicinassi, lei finirebbe... sì, insomma, sai, altro è sentir parlare di uno e altro è vederlo e udirlo, e se quest’uno, poi, guarisce, allora...” “Allora anche l’astio cade, vuoi dire.” “No, astio no. Ma sai... il paese è diviso in molti pareri, e lei... non sa a chi dare retta. Vieni, Gesù.” “Vengo. Andiamo. Avvertirete quelli che attendono che parlerò loro dalla tua casa.” Vanno sino ad una casa bassa, più bassa ancora di quella di Pietro a Betsaida, e ancor più prossima al lago. E’ separata da questo da una striscia del greto e credo che nelle burrasche le onde vengano a morire contro le mura della casa, che, se è bassa, è in compenso molto larga, come fosse abitata da più persone.Nell’orto, che si apre sul davanti della casa, verso il lago, non vi è che una vite vecchia e nodosa, stesa su una rustica pergola, e un vecchio fico che i venti del lago hanno tutto piegato verso la casa. La chioma spettinata della pianta sfiora i muri di essa e bussa contro le impannate delle finestrelle, chiuse a riparo del vivo sole che batte sulla casetta. Non c’è che questo fico e questa vite, e un pozzo basso e dal muretto verdastro.“Entra, Maestro.” Delle donne sono nella cucina, intente chi a rattoppare le reti, chi a preparare il cibo. Salutano Pietro e poi si inchinano confuse davanti a Gesù, e lo sbirciano, intanto, con curiosità.“La pace sia a questa casa. Come sta la malata?” “Parla tu che sei la nuora più vecchia” dicono le tre donne ad una che si sta asciugando le mani col lembo della veste.“La febbre è forte, molto forte. L’abbiamo mostrata al medico, ma dice che è vecchia per guarire e che quando quel male dalle ossa va al cuore e dà febbre, specie a quell’età, si muore. Non mangia più... Io cerco di farle cibi buoni, anche ora, vedi, Simone? Le preparavo quella zuppa che le piaceva tanto. Ho scelto il pesce migliore, preso dai cognati. Ma non credo possa mangiarla. E poi... è così inquieta! Si lamenta, urla, piange, impreca...” “Abbiate pazienza come vi fosse madre e ne avrete merito da Dio. Conducetemi da lei.” “Rabbi... Rabbi... io non so se lei ti vorrà vedere. Non vuole vedere nessuno. Io non oso dirle : “Ora ti conduco il Rabbi”. Gesù sorride senza perdere la calma. Si volge a Pietro: “Tocca a te, Simone. Sei uomo e il più vecchio dei generi, mi hai detto. Va'.” Pietro fa una smorfia significativa e ubbidisce. Traversa la cucina, entra in una stanza, e attraverso la porta, chiusa dietro lui, lo sento confabulare con una donna. Mette fuori il capo e una mano e dice: “Vieni, Maestro. Fa' presto.” E aggiunge più piano, appena intelligibilmente: “Prima che cambi idea.” Gesù traversa lesto la cucina e spalanca la porta. Ritto sulla soglia, dice il suo dolce e solenne saluto: “ La pace sia con te.” Entra nonostante non gli sia risposto. Va presso ad un giaciglio basso su cui è stesa una donnetta tutta grigia, scarna, affannante per la forte febbre che le fa rosso il viso consumato.Gesù si china sul lettuccio, sorride alla vecchietta: “Hai male?” “Muoio!” “No. Non muori. Puoi credere che Io ti posso guarire?” “E perché lo faresti? Non mi conosci.” “Per Simone che me ne ha pregato,... e anche per te, per dare tempo alla tua anima di vedere e amare la Luce.” “Simone? Farebbe meglio a... Come mai Simone ha pensato a me?” “Perché è migliore di quanto tu credi. Io lo conosco e so. Lo conosco e sono lieto di esaudirlo.” “Mi guariresti, allora? Non morirò più?” “No, donna. Per ora non morrai. Puoi credere in Me?” “Credo, credo. Mi basta non morire!” Gesù sorride ancora. La prende per mano. La mano rugosa e dalle vene gonfie sparisce nella mano giovanile di Gesù, che si raddrizza e prende il suo aspetto di quando fa miracolo e grida: “Sii guarita! Lo voglio! Alzati!” e le lascia andare la mano. Che ricade senza che la vecchia si lamenti, mentre prima, nonostante Gesù gliela avesse presa con molta delicatezza, l’averla mossa era costato un lamento all’inferma.Un breve tempo di silenzio. Poi la vecchia esclama forte: “Oh! Dio dei nostri Padri! Ma io non ho più nulla! Ma sono guarita! Venite! Venite!” Accorrono le nuore. “Ma guardate!” dice la vecchia. “Mi muovo e non sento più dolore! E non ho più febbre! Sentite come sono fresca. E il cuore non sembra più il martello del fabbro. Ah! non muoio più!” Non una parola per il Signore!Ma Gesù non se la prende. Dice alla più anziana delle nuore: “Vestitela, che si alzi. Lo può fare.” E si avvia per uscire.Simone, mortificato, si volge alla suocera: “Il Maestro ti ha guarita. Non gli dici nulla?” “Certo! Non ci pensavo. Grazie. Che posso fare per dirti grazie?” “Esser buona molto buona. Perché l’Eterno fu buono con te. E se troppo non ti rincresce, lasciami riposare oggi nella tua casa. Ho percorso nella settimana tutti paesi vicini e sono giunto all’alba di questa mattina. Sono stanco.” “Certo! Certo! Resta pure, se ti piace così.” Ma non c’è molto entusiasmo nel dirlo.Gesù, con Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni, va a sedersi nell’orto.“Maestro!...” “Pietro mio?” “Io sono mortificato.” Gesù fa un gesto come se dicesse: “Lascia perdere.” Poi dice: “ Non è la prima e non sarà l’ultima che non sente riconoscenza immediata. Ma non chiedo riconoscenza. Mi basta dar modo alle anime di salvarsi. Io faccio il mio dovere. A loro fare il loro.” “Ah! ve ne sono stati altri così? Dove?” “Simone curioso! Ma ti voglio accontentare, nonostante non ami le inutili curiosità. A Nazaret. Ricordi la mamma di Sara? Era molto malata quando giungemmo a Nazaret e ci dissero che la bambina piangeva. Per non fare di essa, che è buona e mite, un’orfana e domani una figliastra, sono andato a trovare la donna.... volevo guarirla... Ma non avevo ancora posto piede nella casa, che il marito di lei e un fratello mi cacciarono dicendo: “Via, via! Non vogliamo noie con la sinagoga’’. Per loro, per troppi sono già un ribelle... L’ho guarita lo stesso.... per i suoi bambini. E a Sara che era nell’orto, ho detto accarezzandola: ‘’Guarisco tua madre. Va' a casa. Non piangere più.’’ E la donna è guarita nello stesso momento e la bambina glielo ha detto, e anche al padre e allo zio... E fu castigata per avere parlato con Me. Lo so, perché la bambina m’è corsa dietro mentre lasciavo il paese... Ma non importa.” “Io la facevo tornare malata.” “Pietro!” Gesù è severo. “E’ questo che Io insegno a te e agli altri? Cosa hai sentito sulle mie labbra dalla prima volta che mi hai udito? Di che ho sempre parlato come condizione prima per essere veri miei discepoli?” “E’ vero, Maestro. Sono una vera bestia. Perdonami. Ma... non posso sopportare che non ti amino!” “Oh! Pietro! Vedrai ben altro disamore! Tante sorprese avrai, Pietro! Persone che il mondo cosiddetto ‘santo’ sprezza come pubblicani, e che invece saranno al mondo di esempio, e esempio non seguito da coloro che li disprezzano. Pagani che saranno fra i miei più grandi fedeli. Meretrici che tornano pure, per volontà e penitenza. Peccatori che si emendano...” “Senti: che si emendi un peccatore... può ancora essere. Ma una meretrice e un pubblicano!...” “Tu non lo credi?” “Io no.” “Sei in errore, Simone. Ma ecco tua suocera che viene a noi.” “Maestro... io ti prego di sedere alla mia tavola.” “Grazie, donna. Dio te ne compensi.” Entrano nella cucina e si siedono a tavola, e la vecchia serve gli uomini con larga distribuzione di pesce in zuppa e arrostito. “Non ho altro che questo” si scusa. E, per non perderci l’abitudine, dice a Pietro: “Fin troppo fanno i tuoi cognati, soli come sono rimasti da quando tu sei andato a Betsaida! E almeno fosse servito a far più ricca mia figlia... Ma sento che ben sovente tu sei assente e non peschi.” “Seguo il Maestro. Sono stato con Lui a Gerusalemme e il sabato sto con Lui. Non perdo tempo in gozzoviglie.” “Ma non guadagni, però. Faresti meglio, già che vuoi fare il servo del Profeta, di trasferirti qui di nuovo. Almeno quella povera creatura di mia figlia, mentre tu fai il santo, avrà i parenti che la sfamano.” “Ma non ti vergogni di parlare così davanti a Lui che ti ha guarita?” “Io non critico Lui. Lui fa il suo mestiere. Critico te che fai il fannullone. Tanto, tu non sarai mai un profeta né un sacerdote. Sei un ignorante e un peccatore, un buono a nulla.” “Hai ragione che c’è Lui, se no...” “Simone, tua suocera ti ha dato un ottimo consiglio. Puoi pescare anche da qua. Pescavi anche prima a Cafarnao, a quel che sento. Puoi tornarci anche ora.” “E abitare qui di nuovo? Ma Maestro, Tu non ...” “Buono, Pietro mio. Se tu sarai qui, sarai sul lago o con Me. Perciò che ti è, essere o non essere in questa casa?” Gesù ha messo la mano sulla spalla di Pietro e pare che la calma di Gesù passi nel bollente apostolo.“Hai ragione. Hai sempre ragione. Lo farò. Ma... e questi?” e accenna Giovanni e Giacomo, suoi soci.“Non possono venire loro pure?” “Oh! il padre nostro, e la madre soprattutto, saranno sempre più felici di saperci con Te, che con loro. Non faranno ostacolo.“Forse anche Zebedeo verrà” dice Pietro.“E’ più che probabile. E altri con lui. Verremo, Maestro, senza fallo verremo.” “E’ qui Gesù di Nazaret?” chiede un bambinello che si affaccia all’uscio.“E’ qui. Entra.” Viene avanti un bambino, che riconosco per uno di quelli delle prime visioni di Cafarnao, e precisamente per quello che, ruzzolato fra i piedi di Gesù, ha promesso di esser buono... per mangiare il miele in Paradiso.“Piccolo amico, vieni avanti” dice Gesù.Il bambino, u poco intimorito da tanta gente che lo guarda, si rinfranca e corre da Gesù, che lo
abbraccia e se lo pone sulle ginocchia e gli da un pezzetto del suo pesce su una fettina di pane.“Ecco, Gesù. Questo è per Te. Anche oggi quella persona mi ha detto: “E’ sabato. Porta questo al Rabbi di Nazaret e di' al tuo amico che preghi per me.’’ Lo sa che sei il mio amico!...” Il bambino ride felice e mangia il suo pane e pesce.“Bravo piccolo Giacomo! Dirai a quella persona che le mie preghiere salgono al Padre per lui.” “E’ per i poveri?” chiede Pietro.“Sì.” “E’ sempre la solita offerta? Guardiamo.” Gesù consegna la borsa. Pietro rovescia le monete e conta. “Sempre la stessa forte somma! Ma chi è questa persona? Dì, bambino? Chi è?” “Io non lo devo dire e non lo dirò” “Che prepotente! Su, sii buono e ti darò della frutta.” “Io non lo dirò né se mi insulti, né se mi carezzi.” “Ma sentite che lingua!” “Giacomo ha ragione, Pietro. Mantiene la parola data; lascialo in pace.” “Tu, Maestro, sai chi è questa persona?” Gesù non risponde. Si occupa del bambino, a cui dà un altro pezzetto di pesce arrostito, ben mondato dalle spine. Ma Pietro insiste e Gesù deve rispondere. “Io so tutto, Simone.” “E noi non lo possiamo sapere?” “E tu non guarirai mai dal tuo difetto?”. Gesù rimprovera ma sorride. E aggiunge: “Presto lo saprai. Perché se il male occulto vorrebbe essere, e non sempre può rimanere tale, il bene, anche se occulto vuol essere per essere meritorio, viene un giorno scoperto per gloria di Dio, la cui natura risplende in un suo figlio. La natura di Dio: l’amore. E costui l’ha compreso perché ama suo prossimo. Va', Giacomo. Porta a quella persona la mia benedizione.” La visione cessa così.
Estratto di "l'Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta ©Centro Editoriale Valtortiano http://www.mariavaltorta.com/

Domenica 28 gennaio 2024 - IV Domenica del Tempo Ordinario

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 1,21-28.
Andarono a Cafarnao e, entrato proprio di sabato nella sinagoga, Gesù si mise ad insegnare. Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: «Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio». E Gesù lo sgridò: «Taci! Esci da quell'uomo». E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea.
Traduzione liturgica della Bibbia
Corrispondenza nel "Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta : Volume 1 Capitolo 59 pagina 365 - CD 1, traccia 59
Vedo la sinagoga di Cafarnao. E’ già piena di folla in attesa. Gente sulla porta occhieggia sulla piazza ancora assolata, benché sia verso sera. Finalmente un grido: “Ecco il Rabbi che viene”. La gente si volta tutta verso l’uscio, i più bassi si alzano sulle punte dei piedi o cercano di spingersi avanti. Qualche disputa, qualche spintone, nonostante i rimproveri degli addetti alla sinagoga e dei maggiorenti della città.“La pace sia su tutti coloro che cercano la Verità.” Gesù è sulla soglia e saluta benedicendo a braccia tese in avanti. La luce vivissima che è nella piazza assolata ne staglia l’alta figura, innimbandola di luce. Egli ha deposto il candido abito ed è nel suo solito azzurro cupo. Si avanza fra la folla che si apre e si rinserra intorno a Lui, come onda intorno ad una nave. “Sono malato, guariscimi!” geme un giovane che mi pare tisico nell’aspetto, e prende Gesù per la veste.Gesù gli pone la mano sul capo e dice: “Confida. Dio ti ascolterà. Lascia ora che Io parli al popolo, poi verrò a te”.Il giovane lo lascia andare e si mette quieto. “Che ti ha detto?” gli chiede una donna con un bambino in braccio. “Mi ha detto che dopo aver parlato al popolo verrà a me.” “Ti guarisce, allora?” “Non so. Mi ha detto: ‘Confida’. Io spero.” “Che ha detto? Che ha detto?” La folla vuole sapere. La risposta di Gesù è ripetuta fra il popolo. “Allora io vado a prendere il mio bambino.” “Ed io porto qui il mio vecchio padre.” “Oh! se Aggeo volesse venire! Io provo... ma non verrà” Gesù ha raggiunto il suo posto. Saluta il capo della sinagoga ed è salutato da questi. E’ un ometto basso, grasso e vecchiotto. Per parlare a lui, Gesù si china. Pare una palme che si curvi su un arbusto più largo che alto. “Che vuoi che ti dia?” chiede l’archisinagogo. “Quello che credi, oppure a caso. Lo Spirito guiderà.” “Ma... e sarai preparato?” “Lo sono. Dài a caso. Ripeto: lo Spirito del Signore guiderà la scelta per il bene di questo popolo.” L’archisinagogo stende una mano sul mucchio dei rotoli, ne prende uno, apre e si ferma a un dato punto. “Questo” dice. Gesù prende il rotolo e legge il punto segnato: “Giosuè: ‘Alzati e santifica il popolo e di' loro: “Santificatevi per domani, perché, dice il Signore Dio di Israele, l’anatema è in mezzo a voi, o Israele; tu non potrai stare a fronte dei tuoi nemici fino a tanto che sia tolto di mezzo a te chi s’è contaminato con tal delitto’’. Si ferma, arrotola il rotolo e lo riconsegna. La folla è attentissima. Solo bisbiglia alcuno: “Ne udremo delle belle contro i nemici!”. “E’ il Re d’Israele, il Promesso, che raccoglie il suo popolo!” Gesù tende le braccia nella solita posa oratoria. Il silenzio si fa completo. “Chi è venuto per santificarvi, si è alzato. E’ uscito dal segreto della casa dove si è preparato a questa missione. Si è purificato per darvi esempio di purificazione. Ha preso la sua posizione di fronte ai potenti del Tempio e al popolo di Dio, e ora è fra voi. Io sono. Non come, con mente annebbiata e fermento nel cuore, alcuni fra voi pensano e sperano. Più alto e più grande è il Regno di cui sono il Re futuro e a cui vi chiamo. Vi chiamo, o voi di Israele, prima d’ogni altro popolo, perché voi siete quelli che nei padri dei padri ebbero promessa di quest’ora e alleanza col Signore Altissimo. Ma non con turbe di armati, non con ferocie di sangue sarà formato questo Regno, e ad esso non i violenti, non i prepotenti, non i superbi, gli iracondi, gli invidiosi, i lussuriosi, gli avari, ma i buoni, i miti, i continenti, i misericordiosi, gli umili, gli amorosi del prossimo e di Dio, i pazienti, avranno entrata. Israele! Non contro i nemici di fuori sei chiamato a combattere. Ma contro i nemici di dentro. Contro quelli che sono in ogni tuo cuore. Nel cuore dei dieci e dieci e dieci mila tuoi figli. Levate l’anatema del peccato da tutti i vostri singoli cuori, se volete che domani Dio vi raduni e vi dica: ‘Mio popolo, a te il Regno che non sarà più sconfitto, né invaso, né insediato da nemici’. Domani. Quale, questo domani? Fra un anno o fra un mese? Oh! non cercate! Non cercate con sete malsana di sapere ciò che è futuro con mezzo che ha sapore di colpevole stregoneria. Lasciate ai pagani lo spirito pitone. Lasciate a Dio Eterno il segreto del suo tempo. Voi da domani, il domani che sorgerà dopo quest’ora di sera, e quella che verrà di notte, che sorgerà col canto del gallo, venite a purificarvi nella vera penitenza. Pentitevi dei vostri peccati per essere perdonati e pronti al Regno. Levate da voi l’anatema del peccato. Ognuno ha il suo. Ognuno ha quello che è contrario ai dieci comandamenti di salute eterna. Esaminatevi ognuno con sincerità, e troverete il punto in cui avevate sbagliato. Umilmente abbiatene pentimento sincero. Vogliate pentirvi. Non a parole. Dio non si irride e non si inganna. Ma pentitevi con la volontà ferma, che vi porti a mutare vita, a rientrare nella Legge del Signore. Il Regno dei Cieli vi aspetta. Domani. Domani? vi chiedete? Oh! è sempre un domani sollecito l’ora di Dio, anche se viene al termine di una vita longeva come quella dei Patriarchi. L’eternità non ha per misura di tempo lo scorrere lento della clessidra. E quelle misure di tempo che voi chiamate giorni, mesi anni, secoli, sono palpiti dello Spirito Eterno che vi mantiene in vita. Ma voi eterni siete nello spirito vostro, e dovete, per lo spirito, tenere lo stesso metodo di misurazione del tempo che ha il Creatore vostro. Dire, dunque: “Domani sarà il giorno della mia morte”. Anzi non ‘morte’ per il fedele. Ma riposo di attesa, in attesa del Messia che apra le porte dei Cieli. E in verità vi dico che fra i presenti solo ventisette morranno dovendo attendere. Gli altri saranno già giudicati prima della morte, e la more sarà il passaggio a Dio o a Mammona senza indugio, perché il Messia è venuto, è fra voi e vi chiama per darvi la Buona Novella, per istruirvi alla Verità, per salvarvi al Cielo. Fate penitenza! Il ‘domani’ del Regno dei Cieli è imminente. Vi trovi mondi per divenire possessori dell’eterno giorno. La pace sia con voi.” Si alza a contraddirlo un barbuto e impaludato israelita. Dice: “Maestro, quanto Tu dici mi pare in contrasto con quanto è detto nel libro secondo dei Maccabei, gloria d’Israele, Là è detto: “E’ infatti segno di grande benevolenza il non permettere ai peccatori di andare dietro per lungo tempo ai loro capricci, ma di dare subito mano al castigo. Il Signore non fa come le altre nazioni, che le aspetta con pazienza per punirle, venuto il giorno del giudizio, quando è colma la misura dei peccati. Tu invece parli come se l'Altissimo potesse essere molto lento nel punirci, attendendoci come gli altri popoli, fino al tempo del giudizio, quando sarà colma la misura dei peccati. Veramente i fatti ti smentiscono. Israele è punito come dice lo storico dei Maccabei. Ma se fosse come Tu dici, non vi è dissapore fra la tua dottrina e quella chiusa nella frase che ti ho detto?” “Chi sei, Io non so. Ma chiunque tu sia, Io ti rispondo. Non c’è dissapore nella dottrina, ma nel modo di interpretare le parole. Tu le interpreti secondo il modo umano. Io secondo quello dello spirito. Tu, rappresentante della maggioranza, vedi tutto con riferimenti al presente e al caduco. Io, rappresentante di Dio, tutto spiego e applico all’eterno e al soprannaturale. Vi ha colpito, sì, Geavè nel presente, nella superbia e nella giustizia d’esser un ‘popolo’, secondo la terra. Ma come vi ha amati e come vi usa pazienza, più che con ogni altro, concedendo a voi il Salvatore, il suo Messia, perché lo ascoltiate e vi salviate prima dell’ora dell’ira divina! Non vuole più che voi siate peccatori. Ma se nel caduco vi ha colpiti, vedendo che la vostra ferita non sana, ma anzi ottunde sempre più il vostro spirito ecco che vi manda non punizione ma salvezza. Vi manda Colui che vi sana e vi salva. Io che vi parlo.” “Non trovi essere audace nel professarti rappresentante di Dio? Nessuno dei Profeti osò tanto e Tu... Chi sei, Tu che parli? E per ordine di chi parli?” “Non potevano i Profeti dire di loro stessi ciò che Io di me stesso dico. Chi sono? L’Atteso, il Promesso, il Redentore. Già avete udito colui che lo precorre dire: ‘’ Preparate la via del Signore... Ecco il Signore Iddio che viene... Come un pastore pascerà il suo gregge, pure essendo l’Agnello della Pasqua vera.’’ Fra voi sono quelli che hanno udito dal Precursore queste parole, e hanno visto balenare il cielo per una luce che scendeva in forma di colomba, e udito una voce che parlava dicendo chi ero. Per ordine di chi parlo? Di Colui che è e che mi manda.” “Tu lo puoi dire, ma puoi essere anche un mentitore o un illuso. Le tue parole sono sante, ma talora Satana ha parole di inganno tinte di santità per trarre in errore. Noi non ti conosciamo.” “Io sono Gesù di Giuseppe della stirpe di Davide, nato a Bethem Efrata, secondo le promesse, detto nazareno perché a Nazaret ho casa. Questo secondo il mondo. Secondo Dio sono il suo Messo. I miei discepoli lo sanno.” “Oh! loro! Possono dire ciò che vogliono e ciò che Tu fai loro dire.” “Un altro parlerà, che non mi ama, e dirà chi sono. Attendi che Io chiami un di questi presenti.” Gesù guarda la folla che è stupita dalla disputa, urtata e divisa tra opposte correnti. La guarda, cercando qualcuno coi suoi occhi di zaffiro, poi chiama forte: “Aggeo! Vieni avanti. Te lo comando.”Grande brusio tra la folla, che si apre per lasciar passare un uomo tutto scosso da un tremito e sorretto da una donna. “Conosci tu quest’uomo?” “Sì. E’ Aggeo di Malachia, qui di Cafarnao. Posseduto è da uno spirito malvagio che lo dissenna in furie repentine.” “Tutti lo conoscono?” La folla grida: “Sì, sì” “Può dire alcuno che fu meco in parole, anche per pochi minuti?” La folla grida: “No, no, quasi ebete è, e non esce mai dalla sua casa e nessuno ti ha visto in essa.” “Donna: portalo a Me davanti.” La donna lo spinge e trascina, mentre
il poveretto trema più forte. L’archisinagogo avverte Gesù: “ Stà attento! Il demonio sta per tormentarlo... e allora si avventa, graffia, morde.” La folla fa largo, pigiandosi contro le pareti. I due sono ormai di fronte. Un attimo di lotta. Pare che l’uomo, uso al mutismo, stenti a palare e mugola, poi la voce si forma in parola: “Che c’è fra noi e Te, Gesù di Nazaret? Perché sei venuto a tormentarci? Perché a sterminarci, Tu, padrone del Cielo e della Terra? So chi sei: il Santo di Dio. Nessuno, nella carne, fu più grande di Te, perché nella tua carne d’uomo è chiuso lo Spirito del Vincitore Eterno. Già mi hai vinto in... ”“Taci! Esci da costui!. Lo comando.” L’uomo è preso come da un parossismo strano. Si dimena a strattoni, come se ci fosse chi lo maltratta con urti e strapponate, urla con voce disumana, spuma e poi viene gettato al suolo da cui poi si rialza, stupito e guarito.“Hai udito? Che rispondi ora?” chiede Gesù al suo oppositore. L’uomo barbuto e impaludato fa una alzata di spalle e, vinto, se ne va senza rispondere. La folla lo sbeffeggia e applaude Gesù.“Silenzio. Il luogo è sacro!” dice Gesù, e poi ordina: “A Me il giovine al quale ho promesso aiuto da Dio.” Viene il malato. Gesù lo carezza: “Hai avuto fede! Sii sanato. Va' in pace e sii giusto.” Il giovane ha un grido. Chissà che sente? Si prostra ai piedi di Gesù e li bacia ringraziando: “Grazie per me e per la madre mia!” Vengono altri malati: un bimbo dalle gambine paralizzate. Gesù lo prende tra le braccia, lo carezza e lo pone i terra... e lo lascia. E il bambino non cade, ma corre dalla mamma che lo riceve sul cuore piangendo, e che benedice a gran voce “il Santo d’Israele”. Viene un vecchietto cieco, guidato dalla figlia. Anche lui viene sanato con una carezza sulle orbite malate. La folla è un tumulto di benedizioni. Gesù si fa largo sorridendo e per quanto sia alto, non arriverebbe a fendere la folla se Pietro, Giacomo, Andrea e Giovanni non lavorassero di gomito generosamente, e si aprissero un varco dal loro angolo sino a Gesù, e poi lo proteggessero sino all’uscita nella piazza dove ora non c’è più sole. La visione termina così.
Estratto di "l'Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta ©Centro Editoriale Valtortiano http://www.mariavaltorta.com/

Domenica 21 gennaio 2024 - III Domenica del Tempo Ordinario

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 1,14-20.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo». Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono.
Traduzione liturgica della Bibbia
Corrispondenza nel "Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta : Volume 1 Capitolo 49 pagina 303 - CD 1, traccia 49
Gesù viene avanti per una piccola stradetta, un sentiero fra due campi. E’ solo.. Giovanni procede verso di Lui da tutt’altro viottolo fra i campi, e lo raggiunse alfine, passando per un vano fra la siepe. Giovanni, tanto nella visione di ieri come oggi, è tutt’affatto giovanetto. Un volto roseo e imberbe di uomo appena fatto, e biondo per giunta. Perciò non un segno di barba o di baffi, ma solo il rosato delle guance lisce e delle labbra rosse e la luce ridente del suo bel sorriso e dello sguardo puro, non tanto per il suo colore di turchese cupa, quanto per la limpidità dell’anima vergine che vi traspare. I capelli biondo castani e soffici, ondeggiano nel passo veloce quasi quanto una corsa. Chiama, quando sta per passare la siepe: “ Maestro!” Gesù si arresta e si volge con un sorriso. “Maestro, ti ho tanto desiderato! Mi hanno detto, nella casa dove stai che eri venuto verso la campagna... Ma non dove. E temevo di non vederti.” Giovanni parla lievemente curvo per il rispetto. Eppure è pieno di confidente affetto nella sua attitudine e nello sguardo che, stando col capo lievemente piegato sulla spalla, eleva verso Gesù. “Ho visto che mi cercavi e sono venuto verso di te.” “Mi hai visto? Dove eri, Maestro?” “Là ero.” e Gesù accenna ad un ciuffo d’alberi lontani che, per la tinta della chioma, direi ulivi. “Là ero. Pregavo e pensavo a quanto dirò questa sera nella sinagoga. Ma ho lasciato subito non appena ti ho visto.” “Ma come hai fatto a vedermi se io appena vedo quel luogo, nascosto come è dietro quel ciglio?” “Eppure lo vedi? Ti sono venuto incontro perché ti ho visto. Ciò che non fa l’occhio, fa l’amore.” “Sì, fa l’amore. Mi ami dunque, Maestro?” “E tu mi ami, Giovanni, figlio di Zebedeo?” “Tanto, Maestro. Mi pare di averti sempre amato. Prima di averti conosciuto, prima ancora, l’anima mia ti cercava, e quando ti ho visto essa mi ha detto: ”Ecco Quello che cerchi”. Io credo che ti ho incontrato perché la mia anima ti ha sentito.” “Tu lo dici, Giovanni, e dici giusto. Io pure ti sono venuto incontro perché l’anima mia ti ha sentito. Per quanto mi amerai?”“Per sempre, Maestro. Non voglio amare più altri che Tu non sia.” “Hai padre, madre, fratelli e sorelle, hai la vita, e con la vita la donna e l’amore. Come farai a lasciare tutto per Me?”“Maestro... non so... ma mi pare, se non è superbia dirlo, che la tua predilezione mi terrà posto di padre, madre e fratelli e sorelle e anche della dona. Di tutto, sì, di tutto mi terrò sazio se Tu mi amerai.”“E quel giorno che Io avessi a morire...” “No!, sei giovane, Maestro... Perché morire?” “Perché il Messia è venuto per predicare la Legge nella sua verità e per compier la Redenzione. E il mondo aborre la Legge né vuole la Redenzione. Perciò perseguita i messi di Dio.” “Oh! ciò non sia! Non lo dire a chi ti ama, questo pronostico di morte!... Ma se Tu avessi a morire, amerò ancora Te. Lascia che io ti ami.” Giovanni ha lo sguardo supplice. Più chinato che mai, cammina a fianco a Gesù e pare che mendichi amore.Gesù si ferma. Lo guarda, lo trapana collo sguardo del suo occhio profondo, e poi gli pone la mano sul capo chino. “Voglio che tu mi ami.” “Oh! Maestro!” Giovanni è felice. Per quanto la sua pupilla sia lucida di pianto, ride con la bocca ben disegnata, e prende la mano divina e la bacia sul dorso e se la stringe al cuore. Riprendono il cammino.“Hai detto che mi cercavi...” “Sì, per dirti che i miei amici ti vogliono conoscere... e perché, oh! come avevo voglia di stare con Te ancora! Ti ho lasciato da poche ore... ma non potevo già più stare senza di Te.” “Sei stato dunque un buon annunziatore del Verbo?” “Ma anche Giacomo, Maestro, ha parlato di Te in modo da... convincere.” “In che modo che anche chi diffidava -né è colpevole, perché prudenza era causa del suo riserbo- si è persuaso. Andiamo a farlo del tutto sicuro.” “Aveva un poco paura...” “No! Non paura di Me! Sono venuto per i buoni e più per chi è in errore. Io voglio salvare. Non condannare. Con gli onesti sarò tutto misericordia” “E coi peccatori?” “Anche. Per disonesti intendo quelli che hanno la disonestà spirituale e ipocritamente si fingono buoni mentre fanno opere malvagie. E tali cose fanno e in tal modo per avere utile proprio e ricavare utile dal prossimo. Con questi sarò severo.” “Oh! Simone, allora, può star sicuro. E’ schietto come nessun altro.” “Così mi piace e voglio siate tutti.”“Vuol dirti tante cose, Simone.” “Lo ascolterò dopo aver parlato nella sinagoga. Ho fatto avvisare poveri e malati oltre che ricchi e sani. Tutti hanno bisogno della Buona Novella.” Il paese si avvicina. Dei bambini giuocano sulla strada e uno, correndo, viene a sbattere fra le gambe di Gesù e cadrebbe, se Egli non fosse sollecito ad afferrarlo. Il bambino piange lo stesso, come se si fosse fato male, e Gesù gli dice tenendolo in braccio: “Un israelita che piange? Che avrebbero dovuto fare i mille e mille bambini che sono divenuti uomini valicando il deserto dietro a Mosè? Eppure più per loro che per gli altri -perché l’Altissimo ha amore degli innocenti e provvede ai passeri del bosco e della gronda- proprio per questi ha fatto scendere la manna tanto dolce. Ti piace il miele? Sì ? Ebbene, se sarai buono mangerai un miele più dolce di quello delle tue api.” “Dove? Quando?” “Quando, dopo una vita di fedeltà a Dio, andrai a Lui.” “Io so che non vi andò se non viene il Messia. La mamma mi dice che per ora noi di Israele siamo come tanti Mosè e moriamo in vista della Terra Promessa. Dice che stiamo lì ad aspettare di entrarvi e che solo il Messia ci farà entrare.” “Ma che bravo piccolo israelita! Ebbene Io ti dico che quando tu morrai entrerai subito in Paradiso, perché il Messia avrà già aperto le porte del Cielo. Però devi essere buono.” “Mamma! Mamma!” Il bambino scivola dalle braccia di Gesù e corre incontro ad una giovane sposa, che rientra con un’anfora di rame. “Mamma! Il nuovo Rabbi mi ha detto che io andrò subito in Paradiso quando morirò e mangerò tanto miele... ma se sono buono. Sarò buono!” “Lo voglia Dio. Scusa. Maestro, se ti ha dato noia. E’ tanto vivace!” “L’innocenza non dà noia, donna. Dio ti benedica, perché sei una madre che alleva i figli nella conoscenza della Legge.”La donna si fa rossa alla lode e risponde: “A Te pure la benedizione di Dio” e scompare col suo piccolo.“Ti piacciono i bambini, Maestro?” “Sì, perché sono puri... e sinceri... e amorosi.”“Hai dei nipoti, Maestro?” “Non ho che una Madre... Ma in Lei c’è la purezza, la sincerità, l’amore dei pargoli più santi, insieme alla sapienza, giustizia e fortezza degli adulti. Ho tutto in mia Madre, Giovanni.” “E l’hai lasciata?” “Dio è sopra anche alla più santa delle madri.” “La conoscerò io?”“La conoscerai.” “E mi amerà?” “Ti amerà perché Ella ama chi ama il suo Gesù.” “Allora non hai fratelli?”“Ho dei cugini da parte del marito di mia Madre. Ma ogni uomo mi è fratello e per tutti sono venuto. Eccoci davanti alla sinagoga. Io entro, e tu mi raggiungerai coi tuoi amici.”Giovanni se ne va e Gesù entra in una stanza quadrata col solito apparato di lumi a triangolo e di leggii con rotoli di pergamena. Vi è già folla in attesa e in preghiera. Anche Gesù prega. La folla bisbiglia e commenta dietro a Lui, che si curva a salutare il capo della sinagoga e poi si fa dare a caso un rotolo.Gesù inizia la lezione. Dice: “Queste cose lo Spirito mi fa leggere per voi. Nel capo settimo del libro di Geremia si legge: “Queste cose dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: ‘Emendate i vostri costumi e i vostri affetti e allora abiterò con voi in questo luogo. Non vi cullate nelle parole vane da voi ripetute: c’è qui il Tempio del Signore, il Tempio del Signore, il Tempio del Signore. Perché se voi migliorerete i vostri costumi e i vostri affetti, se renderete giustizia fra l’uomo e il suo prossimo, se non opprimerete lo straniero, l’orfano e la vedova, se non spargerete in questo luogo il sangue innocente, se non andrete dietro a dèi stranieri, per vostra sventura, allora Io abiterò con voi in questo luogo, nella terra che Io diedi ai vostri padri per secoli e secoli’ ”.Udite, o voi d’Israele. Ecco che Io vengo ad illuminarvi le parole di luce che la vostra anima offuscata non sa più vedere e capire. Udite. Molto pianto scende sulla terra del Popolo di Dio e piangono i vecchi che ricordano le antiche glorie, piangono gli adulti piegati al giogo, piangono i fanciulli che non hanno avvenire di futura gloria. Ma la gloria sulla terra è nulla rispetto ad una gloria che nessun oppressore, che non sia Mammona e la mala volontà, possono strappare.Perché piangete? Come l’Altissimo, che fu sempre buono per il popolo suo, ora ha girato altrove il suo sguardo e nega ai suoi figli di vederne il Volto? Non è più il Dio che aperse il mare e ne fece passare Israele e per arene condusse e nutrì, e contro nemici o difese e, perché non smarrisse la via del Cielo, come diede ai corpi la nuvola, diede alle anime la Legge? Non è più il Dio che addolcì le acque e fece venire manna agli sfiniti? Non è il Dio che vi volle stabilire in questa terra e con voi strinse alleanza di Padre a figli? E allora perché ora lo straniero vi ha percossi? Molti fra voi mormorano: ‘Eppure qui è il Tempio!’. Non basta avere il Tempio e in quello andare a pregare Iddio. Il primo tempio è nel cuore di ogni uomo, e in quello va fatta preghiera santa. Ma santa non può essere se prima il cuore non si emenda e col cuore non si emendano i costumi, gli affetti, le norme di giustizia verso i poveri, verso i servi, verso i parenti, verso Dio. Ora guardate. Io vedo ricchi dal cuore duro che fanno ricche offerte al Tempio, ma non sanno dire al povero : ’Fratello, ecco un pane e un denaro. Accettalo. Da cuore a cuore, e non t’avvilisca l’aiuto come a me non dia superbia il dartelo’. Ecco: Io vedo oranti che si lamentano con Dio che non li ascolta prontamente, ma poi, al misero, e talora è loro sangue, che
gli dice: ‘Ascoltami’, rispondono con cuore di selce: ‘No’. Ecco, Io vedo che voi piangete perché la vostra borsa è spremuta dal dominatore. Ma poi voi spremete sangue a chi odiate, e di far vuoto un corpo di sangue e vita non avete orrore.O voi di Israele! Il tempo della Redenzione è giunto. Ma preparatene le vie in voi con la buona volontà. Siate onesti, buoni, amatevi gli uni con gli altri. Ricchi, non sprezzate; mercanti, non frodate; poveri, non invidiate. Siete tutti di un sangue e di un Dio. Siete tutti chiamati ad un destino. Non chiudetevi il Cielo, che il Messia vi aprirà, con i vostri peccati. Avete sin qui errato? Ora non più. Ogni errore cada. Semplice, buona, facile è la Legge che torna ai dieci comandi iniziali, ma tuffati in luce d’amore. Venite. Io ve li mostrerò quali sono: amore, amore, amore. Amore di Dio a voi, di voi a Dio. Amore fra prossimo. Sempre amore, perché Dio è Amore e i figli del Padre sono coloro che sanno vivere l’amore. Io sono qui per tutti e per dare a tutti la luce di Dio. Ecco la Parola del Padre che si fa cibo in voi. Venite, gustate, cambiate il sangue dello spirito con questo cibo. Ogni veleno cada, ogni concupiscenza muoia. Una gloria nuova vi è porta: quella eterna, e a lei verranno coloro che faranno la Legge di Dio vero studio del loro cuore. Iniziate dall’amore. Non vi è cosa più grande. Ma quando saprete amare, saprete già tutto, e Dio vi amerà, e amore di Dio vuol dire aiuto contro ogni tentazione.La benedizione di Dio sia su chi volge a Lui cuore pieno di buona volontà.”Gesù tace. La gente bisbiglia. L’adunanza si scioglie dopo inni cantati molto salmodiandoli.Gesù esce sulla piazzetta. Sulla porta sono Giovanni e Giacomo con Pietro e Andrea.“La pace sia con voi” dice Gesù e aggiunge: “Ecco l’uomo che per essere giusto ha bisogno di non giudicare senza prima conoscere. Ma che però è onesto nel riconoscere il suo torto. Simone, hai voluto vedermi? Eccomi. E tu, Andrea, perché non sei venuto prima?”I due fratelli si guardano imbarazzati. Andrea mormora: “Non osavo...” Pietro, rosso, non dice nulla. Ma quando sente che Gesù dice al fratello: “Facevi del male a venire? Solo il male non si deve osare di farlo”, subito interviene schietto: “Sono stato io. Lui voleva condurmi subito da Te. Ma io.... io ho detto... Sì. Ho detto: “Non ci credo”, e non ho voluto. Oh! ora sto meglio!...” Gesù sorride. E poi dice: “E per la tua sincerità Io ti dico che ti amo.” “Ma io... io non sono buono... non sono capace di fare quello che Tu hai detto nella sinagoga. Io sono iracondo, e se qualcuno mi offende... eh!... Io sono avido e mi piace aver denaro... e nel mio mercato di pesce... eh!... non sempre... non sempre sono stato senza frode. E sono ignorante. E ho poco tempo da seguirti per avere la luce. Come farò? Io vorrei diventare come Tu dici... ma... ”. “Non è difficile, Simone. Sai un poco la Scrittura? Sì? Ebbene, pensa al profeta Michea. Dio da te vuole quello che dice Michea. Non ti chiede di strapparti il cuore, né di sacrificare gli affetti più santi. Per ora non te lo chiede. Un giorno tu, senza richiesta da Dio, darai a Dio anche te stesso. Ma Egli attende che un sole e una rugiada, di te, filo d’erba, abbiano fatto palma robusta e gloriosa. Per ora Egli ti chiede questo: praticare giustizia, amare la misericordia, mettere ogni cura nel seguire il tuo Dio. Sforzati a fare questo e il passato di Simone sarà cancellato e tu diverrai l’uomo nuovo, l’amico di Dio e del suo Cristo. Non più Simone. Ma Cefa. Pietra sicura a cui mi appoggio.” “Questo mi piace! Questo lo capisco. La Legge è così... è così... ecco, io quella non la so più fare come l’hanno fatta i rabbini!... Ma questo che Tu dici, sì. Mi pare che ci riuscirò. E Tu mi aiuterai. Stai qui di casa? Conosco il padrone.”"Qui sto. Ma ora andrò a Gerusalemme e poi predicherò per la Palestina. Sono venuto per questo. Ma verrò qui sovente.” “Io verrò ad udirti ancora. Voglio essere tuo discepolo. Un poco di luce entrerà nella mia testa.” “Nel cuore soprattutto, Simone. Nel cuore. E tu, Andrea, non parli?” “Ascolto, Maestro.” “Mio fratello è timido.” “Diverrà un leone. La sera scende. Dio vi benedica e vi dia buona pesca. Andate.” “La pace a Te.” Se ne vanno.Appena fuori, Pietro dice: “Ma che avrà voluto dire prima, quando diceva che pescherò con altre reti e farò altre pesche?” “Perché non glielo hai chiesto? Volevi dire tanto e poi quasi non parlavi.” “Mi... vergognavo. E’ così diverso da tutti i rabbi!” “Ora va a Gerusalemme... ”. Giovanni dice questo con tanto desiderio e nostalgia. “Io volevo dirgli se mi lasciava andare con Lui... e non ho osato...”.“Vaglielo a dire, ragazzo” dice Pietro. “Lo abbiamo lasciato così... senza una parola di amore... Almeno sappia che lo ammiriamo. Va', va'. A tuo padre lo dico io”. “Vado, Giacomo?” “Va'!” “Giovanni parte di corsa... e di corsa torna giubilante. “Gli ho detto: ‘Mi vuoi con Te a Gerusalemme?’ Mi ha risposto: ‘Vieni, amico.” Amico, ha detto! Domani a quest’ora verrò qui. Ah! A Gerusalemme con Lui!...”. ...la visione ha fine.
Estratto di "l'Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta ©Centro Editoriale Valtortiano http://www.mariavaltorta.com/

Domenica 14 gennaio 2024 - II Domenica del Tempo Ordinario

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 1,35-42.
Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: «Che cercate?». Gli risposero: «Rabbì (che significa maestro), dove abiti?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)» e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)».
Traduzione liturgica della Bibbia
Corrispondenza nel "Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta : Volume 1 Capitolo 47 pagina 295 - CD 1, traccia 47
Vedo Gesù che cammina lungo la striscia verde che costeggia il Giordano. E’ tornato su per giù al posto che ha visto il suo battesimo. Presso il guado che pare fosse molto conosciuto e frequentato, per passare all’altra sponda, verso la Parea. Ma il luogo, dianzi tanto affollato di gente, ora appare spopolato. Solo qualche viandante, a piedi o a cavallo di asini o cavalli, lo percorre. Gesù pare non accorgersene neppure. Procede per la sua strada risalendo a nord, come assorto nei suoi pensieri. Quando giunge all’altezza del guado, incrocia un gruppo di uomini di età diverse che discutono animatamente fra loro e che poi si separano, parte andando verso sud e parte risalendo a nord. Fra quelli che si dirigono a nord vedo esservi Giovanni e Giacomo. Giovanni vede per primo Gesù e lo indica al fratello e ai compagni. Parlano fra loro un poco, e poi Giovanni si dà a camminare velocemente per raggiungere Gesù. Giacomo lo segue più piano. Gli altri non se ne occupano. Camminano lentamente, discutendo. Quando Giovanni è presso a Gesù, alle sue spalle, lontano appena un due o tre metri, grida: “Agnello di Dio che levi i peccati del mondo!” Gesù si volge e lo guarda. I due sono a pochi passi l’uno dall’altro. Si osservano. Gesù col suo aspetto serio e indagatore. Giovanni col suo occhio puro e ridente nel bel viso giovanile che pare una fanciulla. Gli si danno sì e no vent’anni, e sulla gota rosata non vi è altro segno che quello di una peluria bionda, che pare una velatura d’oro. “Chi cerchi?” chiede Gesù. “Te, Maestro.” “Come sai che sono maestro?” “Me lo ha detto il Battista.” “E allora perché mi chiami Agnello?” “Perché ti ho udito indicare così da lui un giorno che Tu passavi, poco più di un mese fa.” “Che vuoi da Me?” “Che Tu ci dica le parole di vita eterna e che ci consoli.” “Ma chi sei?” “Giovanni di Zebedeo sono, e questo è Giacomo mio fratello. Siamo di Galilea. Pescatori siamo. Ma siamo pure discepoli di Giovanni. Egli ci diceva parole di vita e noi lo ascoltavamo perché vogliamo seguire Dio e con la penitenza meritare il suo perdono, preparando le vie del cuore alla venuta del Messia. Tu lo sei. Giovanni l’ha detto, perché ha visto il segno della colomba posarsi su di Te. A noi l’ha detto: “ Ecco l’Agnello di Dio”. Io ti dico: Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, dacci la pace, perché non abbiamo più chi ci guidi e l’anima è turbata.” “Dove è Giovanni?” “Erode l’ha preso. In prigione è, a Macheronte. I più fedeli fra i suoi hanno tentato di liberarlo. Ma non si può. Torniamo di là. Lasciaci venire con Te, Maestro. Mostraci dove abiti.” “Venite. Ma sapete cosa chiedete? Chi mi segue dovrà tutto lasciare: e casa, e parenti, e modo di pensare, e vita, anche. Io vi farò miei discepoli e miei amici, se volete. Ma Io non ho ricchezze e protezioni. Sono, e più lo sarò, povero sino a non avere dove posare il capo, e perseguitato più di sperduta pecora dai lupi. La mia dottrina è ancora più severa di quella di Giovanni, perché interdice anche il risentimento. Non tanto all’esterno si volge, quanto allo spirito. Rinascere dovete se volete essere miei. Lo volete voi fare?” “Sì, Maestro. Tu solo ai parole che ci dànno luce. Esse scendono e, dove era tenebra di desolazione perché privi di guida, mettono chiarore di sole.” “Venite, dunque, e andiamo. Vi ammaestrerò per via.”

Dice Gesù: “Il gruppo che mi aveva incontrato era numeroso. Ma uno solo mi riconobbe. Colui che aveva anima, pensiero e carne limpida da ogni lussuria. Insisto sul valore della purezza. La castità è sempre fonte di lucidità di pensiero. La verginità affina, poi, e conserva la sensibilità intellettiva ed affettiva a perfezione, che solo chi è vergine prova.Vergine si è in molti modi. Forzatamente, e questo specie per le donne, quando non si è stati scelti per nozze di sorta. Dovrebbe esserlo anche per gli uomini. Ma non lo è. E ciò è male, perché da una gioventù anzitempo sporcata dalla libidine non potrà che venire un capo famiglia malato nel sentimento e sovente anche nella carne. Vi è la verginità voluta, ossia quella di coloro che si consacrano al Signore in uno slancio dell’animo. Bella verginità! Sacrificio gradito a Dio! Ma non tutti sanno poi permanere in quel loro candore di giglio che sta rigido sullo stelo, teso al cielo, ignaro del fango del suolo, aperto solo al bacio del sole di Dio e delle sue rugiade. Tanti restano fedeli materialmente al solo fatto. Ma infedeli col pensiero che rimpiange e desidera ciò che ha sacrificato. Questi non sono vergini che a metà. Se la carne è intatta, il cuore non lo è. Fermenta, questo cuore, ribolle, sprigiona fumi di sensualità, tanto più raffinata e riprovata quanto più è creazione del pensiero che accarezza, pasce, e aumenta continuamente immagini di appagamenti illeciti anche a chi è libero, più che illeciti a chi è votato.Viene allora l’ipocrisia del voto. L’apparenza c’è, ma la sostanza manca. Ed in verità vi dico che fra chi viene a Me col giglio spezzato dall’imposizione di un tiranno e chi vi viene col giglio non materialmente spezzato, ma sbavato dal rigurgito di una sensualità accarezzata e coltivata per empire di essa le ore di solitudine, Io chiamo ‘vergine’ il primo, e ‘non vergine’ il secondo. E al primo dò corona di vergine e duplice corona di martirio per la carne ferita e per il cuore piagato dalla non voluta mutilazione. Il valore della purezza è tale che, tu lo hai visto, Satana si preoccupa per prima cosa di convincermi dell’impurità. Esso lo sa bene che la colpa sensuale smantella l’anima e la fa facile preda alle altre colpe. La cura di Satana si è vòlta a questo punto capitale per vincermi.Il pane, la fame, sono le forme materiali per l’allegoria dell’appetito, degli appetiti, che Satana sfrutta ai suoi fini. Ben altro è il cibo che esso mi offriva per farmi cadere come ebbro ai suoi piedi! Dopo sarebbe venuta la gola, il denaro, il potere, l’idolatria, la bestemmia, l’abiura alla legge divina. Ma il primo passo per avermi, era questo. Lo stesso che usò per ferire Adamo. Il mondo schernisce i puri. I colpevoli di impudicizia li colpiscono. Giovanni Battista è una vittima della lussuria di due osceni. Ma se il mondo ha ancora un poco di luce, ciò si deve i puri del mondo. Sono essi i servi di Dio e sanno capire Dio e ripetere le parole di Dio. Io ho detto: “ Beati i puri di cuore perché vedranno Dio”. Anche dalla terra. Essi, ai quali il fumo del senso non turba il pensiero, ‘vedono’ Dio, e l’odono e lo seguono, e l’additano agli altri.Giovanni di Zebedeo è un puro. E’ il Puro fra i miei discepoli. Che anima di fiore in un corpo di angelo! Egli mi chiama con le parole del suo primo maestro e mi chiede di dargli la pace. Ma la pace l’ha in sé per la sua vita pura, ed Io l’ho amato per questa sua purezza, alla quale ho affidato gli insegnamenti, i segreti, la Creatura più cara che avessi.E’ stato il mio primo discepolo, il mio amante dal primo momento che m’aveva visto passare lungo il Giordano e m’aveva visto indicare dal Battista. Se anche non mi avesse incontrato poi, al mio ritorno dal deserto, m’avrebbe cercato tanto da riuscire a trovarmi, perché chi è puro, è umile e desideroso di istruirsi nella scienza di Dio e viene, come va l’acqua al mare, verso quelli che riconosce maestri nella dottrina celeste.”

Dice ancora Gesù: “Non ho voluto che tu parlassi sulla tentazione sensuale del tuo Gesù. Anche se la tua interna voce ti aveva fatto comprendere il movente di Satana per attirarmi al senso, ho preferito parlare Io. E non vi pensare oltre. Era necessario parlarne. Ora passa avanti. Il fiore di Satana lascialo sulle sue sabbie. Vieni dietro a Gesù come Giovanni. Camminerai fra le spine, ma troverai per rose le stille di sangue di Chi le sparse per te, per vincere anche in te la carne. Prevengo anche un’osservazione. Dice Giovanni nel suo Vangelo parlando del suo incontro con Me: “E il giorno seguente” Sembra perciò che il Battista mi indicasse il giorno seguente al battesimo e subito Giovanni e Giacomo mi seguissero. Cosa che contrasta con quanto dissero gli altri Evangelisti circa i quaranta giorni passati nel deserto. Ma leggete così: “(Avvenuto ormai l’arresto di Giovanni) un giorno in seguito i due discepoli di Giovanni Battista, ai quali egli mi aveva indicato dicendo: ‘Ecco l’Agnello di Dio’, rivedendomi mi chiamarono e mi seguirono.” Dopo il mio ritorno dal deserto.E insieme tornammo sulle rive del lago di Galilea, dove Io avevo preso rifugio per iniziare da lì la mia evangelizzazione, e i due parlarono di Me -dopo esser stai con Me per tutto il cammino e per un’intera giornata nella casa ospitale di un amico di casa mia, del parentado- agli altri pescatori. Ma l’iniziativa fu di Giovanni, al quale la volontà di penitenza aveva reso l’anima, già tanto limpida per la sua purezza, un capolavoro di limpidità su cui la Verità si rifletteva nitidamente, dandogli anche la santa audacia dei puri e dei generosi, che non temono mai di farsi avanti dove vedono che vi è Dio, e verità e dottrina e via di Dio. Quanto l’ho amato per questa sua semplice ed eroica caratteristica!”
Estratto di "l'Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta ©Centro Editoriale Valtortiano http://www.mariavaltorta.com/

Domenica 7 gennaio 2024 - Battesimo del Signore, festa

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 1,7-11.
E predicava: «Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo». In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, uscendo dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. E si sentì una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto».
Traduzione liturgica della Bibbia
Corrispondenza nel "Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta : Volume 1 Capitolo 45 pagina 281 - CD 1, traccia 45
Vedo una pianura spopolata di paesi e di vegetazione. Non ci sono campi coltivati, e ben poche e rare piante riunite qua e là a ciuffi, come vegetali famiglie, dove il suolo è nelle profondità meno arso che non sia in genere. Faccia conto che questo terreno arsiccio e incolto sia alla mia destra, avendo io il nord alle spalle, e si prolunghi verso quello che è a sud rispetto a me. A sinistra invece vedo un fiume di sponde molto basse, che scorre lentamente esso pure da nord a sud. Dal moto lentissimo dell’acqua comprendo che non vi devono essere dislivelli nel suo letto e che questo fiume scorre in una pianura talmente piatta da costituire una depressione. Vi è un moto appena sufficiente acciò l’acqua non stagni in palude. L’acqua è poco fonda, tanto che si vede il fondale. Giudico non più di un metro, al massimo un metro e mezzo. Largo come è l’Arno verso S. Miniato-Empoli: direi un venti metri. Ma io non ho occhio esatto nel calcolare. Pure è d’un azzurro lievemente verde verso le sponde, dove per l’umidore del suolo è una fascia di verde folta e rallegrante l’occhio, che rimane stanco dallo squallore petroso e renoso di quanto gli si stende avanti. Quella voce intima che le ho spiegato di udire e che mi indica ciò che devo notare e sapere, mi avverte che io vedo la valle del Giordano. La chiamo valle, perché si dice così per indicare il posto dove scorre un fiume, ma qui è improprio di chiamarla così, perché una valle presuppone dei monti, ed io qui di monti non ne vedo vicini. Ma insomma sono presso il Giordano e lo spazio desolato, che osservo alla mia destra, è il deserto di Giuda. Se dire deserto per dire un luogo dove non ci sono case e lavori dell’uomo è giusto, non lo è secondo il concetto che noi abbiamo del deserto. Qui non le arene ondulate del deserto come lo concepiamo noi, ma solo terra nuda, sparsa di pietre e detriti, come sono i terreni alluvionali dopo una piena. In lontananza, delle colline.Pure, presso il Giordano, vi è una grande pace, un che di speciale, di superiore al comune, come è quello che si nota sulle sponde del Trasimeno. E’ un luogo che pare ricordarsi di voli d’angeli e di voci celesti. Non so dire bene ciò che provo. Ma mi sento in un posto che parla allo spirito.Mentre osservo queste cose, vedo che la scena si popola di gente lungo la riva destra (rispetto a me) del Giordano. Vi sono molti uomini vestiti in maniere diverse. Alcuni appaiono popolani, altri dei ricchi, non mancano alcuni che paiono farisei per la veste ornata di frange e galloni.In mezzo ad essi, in piedi su un masso, un uomo che, per quanto è la prima volta che lo vedo, riconosco subito per il Battista. Parla alla folla, e le assicuro che non è una predica dolce. Gesù ha chiamato Giacomo e Giovanni ‘i figli del tuono’. Ma allora come chiamare questo veemente oratore? Giovanni Battista merita il nome di fulmine, valanga, terremoto, tanto è impetuoso e severo nel suo parlare e nel suo gestire. Parla annunciando il Messia ed esortando a preparare i cuori alla sua venuta estirpando da essi gli ingombri e raddrizzando i pensieri. Ma è un parlare vorticoso e rude. Il Precursore non ha la mano leggera di Gesù sulle piaghe dei cuori. E’ un medico che denuda e fruga e taglia senza pietà.Mentre lo ascolto -e non ripeto le parole perché sono quelle riportate dagli Evangelisti, ma amplificate con irruenza- vedo avanzarsi lungo una stradicciola , che è ai bordi della linea erbosa e ombrosa che costeggia il Giordano, il mio Gesù. Questa rustica via, più sentiero che via, sembra disegnata dalle carovane e dalle persone che per anni e secoli l’hanno percorsa per giungere ad un punto dove, essendo il fondale del fiume più alto, è facile il guado. Il sentiero continua dall’altro lato del fiume e si perde fra il verde dell’altra sponda. Gesù è solo. Cammina lentamente, venendo avanti, alle spalle di Giovanni. Si avvicina senza rumore e ascolta intanto la voce tuonante del Penitente del deserto, come se anche Gesù fosse uno dei tanti che venivano a Giovanni per farsi battezzare o per prepararsi ad essere mondi per la venuta del Messia. Nulla distingue Gesù dagli altri. Sembra un popolano nella veste, un signore nel tratto e nella bellezza, ma nessun segno divino lo distingue dalla folla.Però si direbbe che Giovanni senta una emanazione di spiritualità speciale. Si volge e individua subito la fonte di quell’emanazione. Scende con impeto dal masso che gli faceva da pulpito e va sveltamente verso Gesù, che si è fermato qualche metro lontano dl gruppo, appoggiandosi al fusto di un albero. Gesù e Giovanni si fissano un momento. Gesù col suo sguardo azzurro tanto dolce. Giovanni col suo occhio severo, nerissimo, pieno di lampi. I due, visti vicino, son l’antitesi l’uno dell’altro. Alti tutti e due -è l’unica somiglianza- sono diversissimi per tutto il resto. Gesù biondo e dai lunghi capelli ravviati, dal volto di un bianco avoriato, dagli occhi azzurri, dall’abito semplice ma maestoso. Giovanni irsuto, nero di capelli che ricadono lisci sulle spalle, lisci e disuguali in lunghezza, nero dalla barba rada che gli copre quasi tutto il volto non impedendo col suo velo di permettere di notare le guance scavate dal digiuno, nero negli occhi febbrili, scuro nella pelle abbronzata dal sole e dalle intemperie e per la folta peluria che lo copre, seminudo nella sua veste di pelo di cammello, tenuta alla vita da una cinghia di pelle e che gli copre il torso scendendo appena sotto i fianchi magri e lasciando scoperte le coste a destra, le coste sulle quali è, unico strato di tessuti, la pelle conciata dall’aria. Sembrano un selvaggio e un angelo visti vicini. Giovanni, dopo averlo scrutato col suo occhio penetrante esclama: “Ecco l’Agnello di Dio. Come è che a me viene il mio Signore?” Gesù risponde placido: “Per compiere il rito di penitenza.” “Mai, mio Signore. Io sono che devo venire a Te per essere santificato, e Tu vieni a me?”E Gesù, mettendogli una mano sul capo, perché Giovanni s’era curvato davanti a Gesù, risponde: “Lascia che si faccia come voglio, perché si compia ogni giustizia e il tuo rito divenga inizio ad un più alto mistero e sia annunciato agli uomini che la Vittima è nel mondo.” Giovanni lo guarda con occhio che una lacrima fa dolce e lo precede verso la riva, dove Gesù si leva il manto e la tunica, rimanendo con una specie di corti calzoncini, per poi scendere nell’acqua dove è già Giovanni, che lo battezza versandogli sul capo l’acqua del fiume, presa con una specie di tazza che il Battista tiene sospesa alla cintola e che mi pare una conchiglia o una mezza zucca essiccata e svuotata. Gesù è proprio l’Agnello. Agnello nel candore della carne, nella modestia del tratto, nella mitezza dello sguardo. Mentre Gesù risale la riva e dopo essersi vestito si raccoglie in preghiera, Giovanni lo addita alle turbe, testimoniando di averlo conosciuto per il segno che lo Spirito di Dio gli aveva indicato quale indicazione infallibile del Redentore. Ma io sono polarizzata nel guardare Gesù che prega, e non mi resta che questa figura di luce contro il verde della sponda.
Estratto di "l'Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta ©Centro Editoriale Valtortiano http://www.mariavaltorta.com/